Federazione Italiana Volo Libero Aero Club d'Italia  
         
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Federico Ennio Favero
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Pierandrea Patrucco
 
 
 
 
 

 
Le sensazioni ... ed il volo di Federico Ennio Favero

Sono anni che ho imparato a fidarmi delle sensazioni. Ho imparato volando, ogni volta che vado dove "sento" esserci la termica e la trovo; oppure quando prendo direzioni dettate dalla ragione, dal desiderio di fare chilometri ad ogni costo o ancora, dalla sfida con gli amici volatili e vado pur senza la convinzione dentro di me: in questi casi è sempre "buco" o tribulazione.
A volte verifico la veridicità delle mie sensazioni, anche alla guida dell'auto, quando "sento "che potrei sorpassare prima di una curva cieca (non lo faccio mai) e poi non arriva nessuno oppure dando retta alla prudenza e poi trovo la pattuglia della stradale. Anche ora, mentre scrivo invece di andare a volare, lo faccio perché, nonostante il sole, "sento"che oggi non sarà una grande giornata.
Così, quando a giugno ho avuto la sensazione che dovevo andare a volare in Valle d'Aosta ... che mi aspettava un bel volo, ho organizzato tutto per poterlo fare. Certo la meteo era invitante (venti deboli da NO, alta pressione e nessun rischio di precipitazioni), ma c'era qualcosa dentro di me che spingeva…
E quando gli amici mi hanno invitato ad un volo per inaugurare una nuova pedana a Pont S. Martin, ho rifiutato con sicurezza ed ho deciso per un volo in solitaria a Champoluc. Conosco bene il sito di volo e sapevo di poterlo affrontare anche senza compagnia. Un bacio a mia moglie, che non mi crea mai problemi, ed alle 10,30 sono a Champoluc: cielo terso, nessun cumulo … Bene, più tardi cumula, più alta sarà la base.
Decido di andare al decollo di Vascosc (la chiesetta) anche se non ho il recupero dell'auto … ci penserò dopo!! La strada sterrata è rovinata dalle piogge e devo fermarmi a circa 1 Km dal decollo perché l'auto non può oltrepassare un rigagnolo più profondo degli altri: non importa, sono circa 50 m. di dislivello…..si può fare con il delta in spalla. Confortato da un bel sole caldo e dall'aria fresca, raggiungo il punto di decollo, mangio (come può essere buono un panino ed un frutto in montagna!!!!!) ed inizio a montare il delta: è oramai un rito che non mi pesa, mentre lo faccio verifico il vento, il cielo, tengo d'occhio gli uccelli ed ascolto i ritmi delle termiche.
C'è un panorama splendido sulla valle e sul M. Rosa e mi "sento"benissimo: posso fare tutto con calma e godermi questi momenti!! Sono quasi pronto al decollo, quando arriva una coppia di anziani escursionisti: sono entusiasti e curiosi, così dedico loro un pò di tempo, mentre la brezza in decollo rinforza e mi invita al volo. Da qualche minuto hanno cominciato a condensare dei cumuli sul Testa Grigia e sul Gran Tournalin (cime oltre i 3300 m.): la base è molto più alta delle cime!!!!!
Quando mi involo, salendo quasi in verticale in una potente termodinamica, sento la signora urlare di entusiasmo e timore ... dentro di me sento che sarà un gran volo e sorrido. Risalgo il pendio sopra i paravalanghe facendo degli otto e quando arrivo in cima chiudo il 360 in virata: è un + 4 un pò movimentato, ma è ancora presto e comunque salendo, la termica si stabilizza e diviene più piacevole. A 3200 finisce l'ascensore e mi dirigo a Sud sorvolando la cresta che divide la Val d'Ayas dalla Valtournenche (il vento da NO la rende portante).
Raggiungo la Madonnina bianca in cima allo Zerbion con soli 20m. di quota e credo di aver spaventato dei ragazzi che prendevano il sole: lo spettacolo dell'anfiteatro con S. Vincent e Chatillon 2200 m. più in basso è mozzafiato e la vista spazia fino al M. Bianco. Risalgo una termica di sottovento che viene da Brusson e ritorno verso N sempre sulla cresta portante fino al G. Tournalin dove un termicone mi porta a 3700: a NO il Cervino senza nubi mi incanta, ma il massiccio del M. Rosa, con numerosi cumuli ben formati mi richiama e mi alletta.
Attraverso la valle in direzione est, puntando il Testa Grigia e raggiungo la conca verdeggiante sopra alle funivie del Crest; qui il sole scalda già da un pò e non ci sono difficoltà a trovare un +5 scarrocciato da NO che mi porta a base a 3800m.: mentre salgo, mi godo il panorama e cerco di decidere quale sarà la prossima meta, noto a circa 150 m. da me, un grande uccello dalla testa bianca (forse un Gipeto!!??) salire a palla in una termica di sottovento proveniente dalla val di Gressoney.
Sono ammirato ed incantato dal suo volo, dai movimenti delle ali e della coda, ma dura poco perché mi supera in tre o quattro giri di termica e sparisce alla vista… eeh ben, ho ancora tanto da imparare!! Giunto alle "barbule", mi accorgo che verso N, in direzione del rosa, i cumuli hanno basi ad altezze differenti: alcuni a 3800, altri a 4000 m., non sono nemmeno lontani tra loro e comunque non impediscono una splendida visuale dei ghiacciai.
È una calamita irresistibile, che mi chiama … un giro sulle nevi eterne al cospetto dei 4000 del massiccio ... due tiri alla gv e via verso N. Mentre mi avvicino al monte ed al colle del Bettaforca, mi accorgo che la cresta perde portanza e decido di tenermi sul lato al sole (costa ad ovest) anche se qualcosa mi chiama in val di Gressoney: ragiono e penso al lungo recupero se bucassi nell'altra valle.
Mi appoggio ai pendii che scendono dal rifugio Q. Sella, ma si sale poco e con difficoltà, mentre sopra di me ci sono dei magnifici Humilis che attendono. Dopo quasi mezz'ora, riesco ad arrivare alla quota del rifugio e metto d'accordo ragione e sensazioni buttandomi ad est dello spartiacque (ora posso anche rientrare, se non trovo...).
Un centinaio di metri davanti alla balconata del rifugio, la incontro: stretta, molto forte e turbolenta, ma a +8 di media mi porterà alla base che mi attende a 4000 m. e con le mie ali "dure"non ho nulla da temere, devo solo ottimizzare il rateo di salita per non farmi buttare fuori, mentre il vario emette un suono rapido e acutissimo che sento di rado. Ci voleva!! Evidentemente la zona è protetta dal NO dalle alte cime del Rosa e in questa zona di stanca, staccano solo le potenti termiche di sottovento. Mentre il rifugio (c'è una tenda rossa sulla neve lì vicino) diventa rapidamente piccolo sotto di me, a 3800 supero la base di un cumulo vicino (circa 500m) e salendo in questa termica fino oltre i 4000, mi rendo conto di essere all'altezza della sommità dell'altro cumulo.
È un invito irrinunciabile anche se immagino solo quello che mi aspetta ... ciò che trovo è difficile da esprimere: plano verso la nuvola bianchissima e per 20 secondi mi trovo in paradiso, con una nebbiolina finissima e candida sotto la barra e l'ombra chiara del delta circondata dall'arcobaleno, non vedo più la terra, solo il cielo blu cobalto sopra di me ed alla mia destra le cime innevate (Liskamm, Castore, Polluce ed i Breithorn). Sono in estasi ... e capisco in un attimo che era questo il momento che mi aspettava e che sentivo di dover raggiungere, ringrazio Dio per questo istante ... ho voglia di urlare di gioia ... mi avranno sentito da Champoluc!!
Ho completamente perso la concentrazione (complice la quota) e non mi rendo conto che, mentre mi dirigo verso la Gobba di Rollin con il Cervino davanti, salgo dolcemente in un'aria gelida ed ancora più limpida a +0,2 / 0,5 m/s procedendo diritto verso NO; credo che sia durato per 3 o 4 minuti, ma non vi ho posto attenzione e non ho sfruttato la situazione.
Sono assolutamente appagato e non penso ad altro. (Un amico aliantista mi ha poi confermato che lì, anche con venti deboli, a volte si innesca un'onda che nasce sul versante svizzero del massiccio e risale oltre le cime) Sento freddo quando arrivo sugli impianti della gobba a 4100 m. e mi metto a fare un pò di respirazione lenta e controllata. Riacquisto la lucidità e decido che per oggi basta: l'onda sarà per la prossima volta. (Ma ora sono pentito….quando mi ricapita?)
Mentre plano sul centro della val d'Ayas, mi ricordo che sono senza recupero, così decido di cercare un "contropendio "nei dintorni del decollo; sono fortunato perché c'è un pianoro circa 100 m. più in basso dell'auto e quindi ... è deciso: mi poserò lì! Cerco concentrazione e respiro coscientemente, ben sapendo che un bel volo DEVE finire con un bell'atterraggio!
Imposto correttamente, sono in finale, una bolla mi alza 6/7 di metri, ma il pianoro e grande e mi poso a due metri dalla strada sterrata che mi ha portato in decollo.
Sono solo, in silenzio, tra i fiori dei prati di montagna, con uno scenario montano splendido e quasi non credo a ciò che ho vissuto.
Smonto con calma le mie ali, senza riuscire a non sorridere (il sorriso ebete mi lascerà solo tra qualche giorno ... sorrido anche ora mentre scrivo!!) e mi avvio a piedi di buona lena per recuperare l'auto; quando arrivo sono sudato e capisco che il rigagnolo che mi ha impedito di proseguire questa mattina, si vuol fare perdonare: forma una piccola cascatella gorgogliante di acqua limpida, mi chiama … non c'è anima viva e così mi spoglio come mamma mi fece e godo di quest'ultima rinfrescante e rigenerante possibilità ... CHE MERAVIGLIA!!!!!!!!!
Credo ... forse ... di aver fatto coda, per strada, in auto … boh … non so!!
Fantastici voli a voi tutti.

Ennio delle Ratevuloire

 
           
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