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State tranquilli, non ho intenzione di far concorrenza alla Pink Para, si tratta piuttosto del mio amoreggiare con il massiccio del Monte Rosa.
Verso la fine del secolo scorso ho avuto modo di sorvolarlo un paio di volte partendo da Estoul, e, devo ammettere, che mi ha immediatamente fatto colpo.
Nell'agosto del 2003 (mese mitico in Val d'Aosta) mentre facevo dei biposti a Chamois ho potuto flirtare ulteriormente con il Rosa sino a sorvolarlo per una cinquantina di km. in bipo con Silvano.
Da quell'agosto magico la Val d'Aosta si è rivelata piuttosto avara, quei magnifici spettacoli sono rimasti nella mia memoria e, addirittura, cominciavo a dubitare di rivederli…
30.6.2006
La giornata è stupenda, il mio amico Alessandro è a casa dal lavoro e alle 12,40 decolliamo da Andrate facciamo quota sul Castello Rubino e proseguiamo per Bric Paglie. La termica non è particolarmente generosa, Alessandro non sale molto e procede da solo. Alla fine mi affaccio sul biellese a 1900, la solita strada passerebbe dalla Muanda verso Bielmonte ma i cumuli sono verso l'interno e piuttosto invitanti… si sa, l'occasione fa il pilota ladro, quindi saluto via radio Alessandro e abbandono il vecchio programma per inseguire i cumuli. 2300 al Mucrone, 2700 alla Cima di Bo, passo i 3000 sopra il monte Tre Vescovi, mi affaccio finalmente nella valle di Gressoney, sono molto emozionato: è la prima volta che faccio questa strada e non immaginavo che a pochi km. da casa mia e dalla pianura ci fossero spettacoli simili. Le cime, i piccoli nevai e laghetti si susseguono di cresta in cresta, Corno Rosso, Corno Bianco e finalmente Punta Indren. Qua faccio veramente il pieno e sorvolo a 3900 la Capanna Gnifetti, saluto il Rosa come un vecchio amico ritrovato, mi mancava proprio!
Tento di proseguire per Macugnaga ma entra un pò di vento dalla Svizzera e quindi piego verso est sud\est per valli sconosciute.
Mal me ne incolse: alla fine mi sono trovato sballottato a 1700 in microvallette prive di atterraggi, giro ogni cosa girabile e riesco ad avanzare a fatica intorno a quota 2000 salto di misura varie crestine e, finalmente, arrivo da dietro al Monte Massone sopra l'Alpe Quaggione, ho di nuovo atterraggi sotto i piedi, mi rilasso, anzi mi rilasso un po' troppo: faccio un lungo traversone e mi faccio beccare troppo basso sotto al Monte Zeda dove contavo di salire, buco (oibò) nell'atterraggio ufficiale di Unchio dietro a Verbania.
Stresso vari amici per il recupero, grazie a loro, a pullman e treni arrivo a Santhià nel bel mezzo di una partita dell'Italia ai Mondiali, solo un santo come Alessandro poteva raccattarmi e portarmi fino a casa.
Lunedì 7 agosto 2006.
Prendo la navetta delle 13 in Cavallaria. A Brosso, come quasi sempre, tutta la banda dei piloti prende in giro Morby e me perché fremiamo per salire in decollo, quindi ci fermiamo per 15\20 minuti a mangiare panini bere birre cappuccini e varie… finalmente ripartiamo alla volta del decollo e, alla fine riesco a decollare quasi alle 14,30.
La Cavallaria non è molto generosa, mi sposto sulle torrette in Val Chiusella e salgo subito a 2300 m., faccio il traverso e aggancio facile sopra Andrate, sorvolo la Colma di Mombarone a 2900 msl., e finalmente mi sento a casa, comincio a vedere il Rosa in lontananza, tra lui e me magnifiche catene e strade di cumuli.
Sorvolo a 3000 il monte Mars e proseguo, sprofondo velocemente a 2200, mi impegno molto per salire, non vorrei certo terminare qui il volo, dopo un po' di fatica salgo bene e proseguo a 3400, rifaccio senza problemi tutta la cresta fino a punta Indren solo leggermente ostacolato da un leggero vento da nord per nulla turbolento.
Ho il Monte Rosa davanti, sono a 3500 msl. ma il vento da nord si intensifica e mi sconsiglia di proseguire, inoltre sono le 16,45 e il ritorno è lungo, mi giro e con il favore del vento da dietro e termiche ancora belle forti arrivo spedito sino al Mombarone che sorvolo a circa 3000, plano sin sopra casa mia a Loranzè, poi mi giro e punto allegramente verso l'atterraggio della mitica Cavallaria dove atterro alle 18,30.
L'entusiasmo è alle stelle, il percorso è stato magnifico e soprattutto molto facile e privo di rischi, certo per poterlo ripetere ci vuole una base di almeno 2400 msl. (da noi, purtroppo, non è cosa frequente), l'entusiasmo è contagioso, in atterraggio è presente Said, il nostro marocchino volante arrivato in volo da Corio, con lui le notizie volano (provare per credere) e prendiamo appuntamento per il giorno seguente anche con altri piloti interessati.
Il mattino seguente ci ritroviamo ad un'ora più consona per fare un bel volo, Remo, il nostro navettaro preferito è sempre disposto a fare viaggi supplementari a vari orari, basta che almeno 5 piloti si riescano a mettere d'accordo (impresa non sempre delle più facili) tra gli altri sono presenti Said, Comandini Alessandro e Laura (la Uoma che ha il grande pregio di sopportarmi… beh, quasi sempre…).
Anche i piloti più determinati sono perennemente in ritardo e quindi arriviamo in decollo poco prima delle 13, tira già brezza forte e quindi, prima di decollare, assisto il decollo della Uoma.
La giornata presentava benissimo ma, purtroppo, già dalle prime avvisaglie si capisce che qualcosa da ieri è cambiato e che la turbolenza oggi ci sarà compagna di volo.
Decollo poco dopo le 13 e, dopo 10 minuti di legnate parto a quota 2000 verso Andrate, là trovo un facile aggancio non turbolento e lo comunico subito via radio, ma solo Comandini, seguito a distanza da Said, arriva abbastanza in fretta e abbastanza alto per usufruirne.
Saliamo bene sino a 2000, finisce, ci spostiamo, cerchiamo e ne troviamo un'altra, finalmente arriviamo a 3000. Sorvoliamo la colma di Mombarone in direzione del Monte Mars dove arriviamo sotto ai 2500, la salita non è semplice ma tocchiamo nuovamente i 3000.
Un pò di turbolenza smorza l'entusiasmo di Comandini e di Said che piegano per il biellese cercando lidi più tranquilli.
Persa la compagnia mi tuffo a capofitto per la valle di Gressoney, forse un po' troppo tant'è che mi trovo in un batter d'occhio sotto ai 2500 sprfondato in una discendenza che sembra non finire mai, forse i miei amici avevano ragione. Improvviso un attraversamento della valle e aggancio il costone sopra Gaby, risalgo, guadagno la vetta del monte Nery, scollino verso Brusson, passo davanti ad Estoul ma oggi l'avarizia va di moda. Mi affaccio nella valle centrale di Champoluc dove trovo una termica piccola, scarrocciata e turbolentissima, la gradirei un po' più dolce ma, se non voglio atterrare, ho poco da scegliere, salgo scarrocciato in direzione di Champoluc e attraverso la valle a 3100. Giungo sotto alla cresta nel sottovento di Chamois, ma sembra rendere, arrivo in cresta, la seguo e finalmente passo i 3500 sopra al Gran Tournalin, ora i cumuli sono vicini e generosi, arrivo senza problemi sopra la Testa Grigia e mi trovo al cospetto del Cervino con tutto il massiccio del Rosa sulla mia destra.
I cumuli si interrompono di colpo, il Cervino è gigantesco e attraente davanti a me, sento gran puzza di bruciato ma decido di andare avanti lo stesso e toccare con mano (che ustioni gente!).
Supero Cervinia ma la vela comincia a storcersi in ogni direzione, avanzo con molto speed senza riuscire a superare i 15 kmh., sono a 3800 msl, cedo ed inizio a tornare indietro. Nel frattempo un simpatico rimescolamento dell'aria fa vorticare i cumuli in un modo assai curioso davanti a me, cerco di non farmi acchiappare e di tenere la vela aperta (imprese non semplici), arrivo a 4300 e vedo un varco tra le nubi nella direzione desiderata: proseguo verso est, sud/est costeggiando il massiccio del Rosa.
Arrivo senza problemi sulle pendici dei ghiacciai a nord di Gressoney, tento di guadagnare punta Indren ma sprofondo in un sottovento "fantozziano" fino a 2600, pazienza, torno indietro, pian piano risalgo a 3600 e, finalmente guadagno punta Indren a 3500 m., sono ormai passate le 16,30, comincio ad essere provato da tutta questa turbolenza e un bell'atterraggio in Cavallaria comincia a prendere forma nella mia mente. Inizio il rientro per la strada che ormai mi è familiare ma oggi la turbolenza non vuole proprio placarsi, continua a sballottarmi e a non lasciarmi salire sopra ai 3200. Dall'Alpe Maccagno in poi non trovo più termica, plano avanti fiducioso, sprofondo sotto al monte Mars ed è chiaro che oggi non vedrò più dall'alto la colma di Mombarone, sono le 17,30, sono stanchissimo e sto affondando in una valle priva di qualsiasi traccia di atterraggio, un minimo di buon senso imporrebbe di invertire la rotta (finché sono in tempo) ed andare ad atterrare a Gaby.
Haimè, mia madre non mi ha fornito di molto buon senso, quindi attraverso la strettissima valle e mi infilo in un orrido che sovrasta Perloz: tutta l'aria che scende da qualche parte deve pur salire, la terra non può inghiottirla! Funziona! Da 1400 salgo sino a 2700 in alcuni momenti ho persino avuto la vela tutta aperta, il gps mi da ad efficienza 6 sull'atterraggio della Cavallaria, parto a 2600 sopra Pont St Martin spingendo a seconda pedalina e dopo soli 23/25 minuti ho fatto ben tre km. con una media inferiore a nove km. orari e perdendo 2100 m.! Sono ormai le 18,15, scendo sino a 540 msl. a Carema, sfrutto con successo la dinamica delle vigne e nei venti minuti che seguono percorro ancora alcuni km. avvicinandomi a casa, non riesco più a salire sotto Nomaglio e tocco terra dietro al monte Buono a circa due km. dall'atterraggio della Cavallaria.
Sono spossato, il volo è stato veramente magnifico anche se avrei fatto volentieri a meno di tanta fastidiosa turbolenza. Poco dopo so che anche i mei amici hanno fatto ottimi voli sulla pedemontana ma purtroppo Alessandro ha pagato un atterraggio turbolento con un braccio rotto.
A volte mi piace pensare che il pionierismo non è ancora del tutto morto e che è possibile trovare l'avventura e la novità anche in posti dove non ce le si aspetterebbero, la Cavallaria può essere un ottimo trampolino per voli molto interessanti e non necessariamente solo per il tritissimo "Grissino", per S. Elisabetta o la Muanda.
Il 28/2/1992 avevo inaugurato il volo tra Corio e le Levanne, ormai è diventato quasi un classico e molti piloti lo hanno sperimentato ed apprezzato come un volo di particolare bellezza montana, certamente uno dei migliori che si possono fare in Piemonte. Spero dall'anno prossimo di ampliare le mie conoscenze di queste nuove rotte in compagnia di molti buoni piloti, che in Piemonte certo non mancano!
Pierandrea Patrucco |
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