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Solstizio estivo del 1996, mi sto rapidamente rimettendo da un piccolo infortunio del mese scorso.
Devo riprendermi in fretta perché la squadra nazionale italiana, della quale faccio parte, è in partenza per i campionati Europei in Norvegia.
La mattina del 27 giugno eccomi a Linate, non in forma smagliante, ancora un pò acciaccato ma pronto alla bisogna: borsa da viaggio e zaino con la vela in spalla.
Incontro i miei compagni di squadra e via, in volo verso Oslo, da qua macchina e pulmino alla volta di Vaga, luogo dove si disputeranno i campionati.
Alla sera arriviamo nei piccoli cottage (autenticamente rustici) su di un altipiano bellissimo e sempre battuto da venti gelidi. Il posto mi "sconfa" immediatamente, ho molto apprezzato la decisione del nostro "team leader" di alloggiarci in questo eremo piuttosto che in qualche albergo di Vaga.
Dopo cena, a base di salmone, vado a fare una lunga passeggiata solitaria per l'altipiano e rientro dopo mezzanotte sull'orlo del congelamento ma felice: la luce particolare, il rumore costante del vento, i particolari odori di alta montagna e il territorio completamente disabitato creano un insieme di bellezza straordinaria e selvaggia!
La mattina successiva cominciamo a studiare la zona di gara e il "team leader" decide di portarci ad un decollo distante 70 km. circa dall'atterraggio di Vaga.
Il compito della giornata è semplice e difficile nello stesso tempo: tornare in volo a Vaga.
Mentre dispongo la vela per il decollo osservo i miei attuali compagni mentre compiono la stessa operazione, rituale ma fondamentale, per tutto l'anno abbiamo gareggiato tra di noi come avversari, ora dobbiamo collaborare e cercare di avere una buona resa come squadra, mi chiedo quanto la nostra trasformazione da avversari a collaboratori sia reale e soddisfacente.
Non abbiamo mai volato in quella zona e la strada da seguire non è poi così chiara (ai tempi non si usava ancora il GPS), in ogni caso il luogo e la giornata si rivelano di grande generosità, le correnti ascensionali termiche sono larghe e potenti, la base nube è altissima quindi ne consegue un orientamento molto semplice.
Ci disperdiamo subito e, per strade diverse, nel giro di circa tre ore, tutti i componenti maschili della squadra arrivano a meta, le due fanciulle, Silvia e Roberta arrivano lì vicino e anche loro sono decisamente soddisfatte del volo.
A cena il morale è altissimo, si chiacchiera, si scherza, si brinda e , nel complesso, siamo tutti carichi e molto ben impressionati dal primo contatto con questo sito di volo.
Sto per partire per la mia passeggiata serale quando Roberta, il furetto della compagnia, lancia l'idea di un volo notturno. Dopo lunga riflessione, di quasi tre secondi, decido che la passeggiata può attendere!
Zaino in spalla e via, metà della squadra è in viaggio alla ricerca di un decollo serale alla splendida luce crepuscolare delle 10 di sera!
Troviamo quello che poi sarà il decollo ufficiale della competizione, il vento è teso forte e perpendicolare al costone: ideale per avere una buona corrente ascensionale di dinamica!
Prepariamo l'attrezzatura, il vento forte e la debole luce crepuscolare rendono questa operazione più delicata e difficoltosa del solito. Alla fine siamo tutti pronti, Silvia, Eddy e Jimmy non hanno nessuna difficoltà a decollare con il vento forte, Roberta è un po' più leggera e necessita dell'aiuto del "team leader" e, oibò anch'io in decollo non sono certo un drago, in particolare l'ultimo infortunio sta temporaneamente riducendo la mia già scarsa agilità.
Ognuno a modo suo, chi con molta eleganza, chi con molta meno, siamo tutti in volo, la dinamica è forte e generosa e siamo tutti sopra al decollo, dopo un po' Silvia e Roberta decidono che ne hanno abbastanza e quindi si dirigono verso l'atterraggio.
Nel frattempo, all'interno della valle, la luce si è ulteriormente affievolita, il paesaggio è irreale e, nella luce grigia si vedono abbastanza bene tutte le piccole cime sugli altipiani che circondano la valle.
Come succede quasi sempre, ad un certo momento ci viene spontaneo andare un po' più in là, cercare di agganciare il costone successivo, dopo l'attraversamento di una piccola valle, Eddy si allarga un po' troppo e non ce la fa a risalire, rimaniamo in volo solo Jimmy (al secolo Luciano Pacher) ed io. Risaliamo ad un'altezza più ragguardevole e, mentre osservo beato il panorama vedo scattare il flash della macchina fotografica di Jimmy, dopo un po' avvistiamo parecchi altri parapendio in volo sopra una cima a diversi chilometri da noi. A gesti ed urla cerchiamo di metterci d'accordo su come raggiungerli, non sembra facile ma la notte ci ha lanciato una sfida alla quale è difficile resistere!
Tra loro e noi non c'è più un costone bello ripido ma solo un lunghissimo altipiano con una inclinazione variabile tra i 10 e i 20 gradi. In ogni caso sembra in gran parte atterrabile e il peggio che ci può succedere consiste in una lunga scarpinata notturna.
Tentiamo! Dopo tutto non capita tutti i giorni un'occasione per fare cross country notturno!
Sfruttando ogni gobba del terreno ed ogni canalone pian pianino andiamo avanti, ora si arrischia in avanti Jimmy, ora vado avanti io a volte andiamo avanti insieme. Ad un certo punto sembra addirittura di salire in una ascendenza termica, boh? Non so come sia possibile di notte ma non mi interrogo poi troppo: succede e basta! Quelle rare volte che sbatto in una piacevole magia preferisco goderla piuttosto che perdere tempo a cercare di comprendere perché succede.
Ci avviciniamo man mano agli altri volatori che rimangono statici in una dinamica inchiodati a 20 metri dal suolo, alcuni di loro atterrano nel prato sottostante, ora li possiamo vedere bene saranno almeno una quarantina!
Continuiamo a volare alti due o trecento metri sopra l'altipiano, solo nei miei sogni più folli potevo pensare qualcosa del genere, ormai ho capito che stiamo salendo in qualcosa che non è più semplice dinamica: riusciamo a salire in qualsiasi posto vogliamo e, questa notte, sembra che tutto ci sia permesso!
Sorvoliamo il decollo dei nostri sconosciuti colleghi, siamo sempre duecento metri più alti di loro, sembra incredibile, ma pur così vicini, loro non hanno accesso alla nostra aria ed alle nostre condizioni aerologiche, trascorriamo un quarto d'ora sopra di loro e poi decidiamo di tornare indietro.
Non ce ne eravamo accorti ma l'altipiano andava continuamente in salita per cui il ritorno è facile e con ben poche difficoltà, anche il vento, che all'andata ci rallentava un po' ora ci è a favore di tre quarti. Torniamo sopra il nostro decollo iniziale con almeno trecento metri di quota in più, nel frattempo è passata abbondantemente la mezzanotte e già la luce comincia ad aumentare, giochiamo ancora un attimo nell'aria di questa notte unica e poi decidiamo di atterrare, anche allontanandoci dal costone continuiamo a galleggiare e facciamo addirittura delle viti per scendere.
Appena a terra, senza nessun preavviso, Jimmy ed io ci sganciamo dalle vele e ci abbracciamo, non è mai corso buon sangue tra di noi ma l'aver condiviso un'esperienza simile ci ha commossi ed avvicinati e, per la prima volta nella mia vita lo vedo ridere anche con gli occhi.
La magia, si sa, viene quando vuole e sparisce quando vuole…
Invano siamo andati a volare nelle notti successive sperando in una ripetizione di quel magnifico fenomeno. Abbiamo sempre ottenuto solo delle desolanti planate e quando, al 16 giugno, siamo tornati a casa i campionati Europei sono stati addirittura annullati per avverse condizioni meteorologiche!
La parte della squadra che quella notte è andata a dormire si è morsa parecchio i pugni, come del resto quelli che non ci hanno creduto e che non l'hanno sfruttata adeguatamente.
Non so cosa ne pensi Jimmy, ma se io avessi immaginato il futuro, sarei stato in volo tutta la notte, pensavo (erroneamente) che la magia si potesse ripetere facilmente, forse sarei stato abbracciato a Jimmy qualche attimo in più, anche tra noi la magia è terminata in fretta e siamo ben presto ridiventati gli irriducibili avversari di sempre.
Ora sono passati diversi anni…
ho ancora incontrato altre Magie di Volo…
mai più quella però…
ma sono un fiducioso: attendo…
non ho ancora perso completamente le speranze che Jimmy un giorno o l'altro mi faccia omaggio di una copia di quella foto, dove sono in volo nella notte Norvegese!
Pierandrea Patrucco |
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